L’innovazione di Re4Circular
Il nostro progetto contribuisce al raggiungimento di 3 SDGs
Meno indumenti in discarica
Il maggiore impatto sarà la diminuzione della percentuale di vestiti post-consumo che finisce in discarica o bruciata negli inceneritori, riducendo anche il rilascio di sostanza pericolose nell’ambiente e i conseguenti effetti negativi sulla salute umana e ambientale. Questo tramite la catalogazione dei capi e il trattamento di ognuno nel modo più sostenibile e funzionale in base alle sue caratteristiche.
Coso avviene oggi in questa filiera?
Il materiale tessile che, alla fine del suo ciclo di vita, finisce in discarica e spesso esportato in Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa e Asia.
Viene riciclato in nuovi capi d’abbigliamento, il restante materiale viene dirottato in impieghi di scarso valore come imbottiture, stracci e isolanti che non possono essere recuperati al termine dell’utilizzo.
Impatto nel settore tessile
Quello tessile è infatti un materiale molto complesso e variegato, a composizione mista, e le caratteristiche da individuare e trasmettere per permetterne il riciclo o il riutilizzo sono molte. Normalmente la selezione dei tessili post-consumo viene fatta a mano, con costi elevati e spreco di tempo. Ciò rende la pratica estremamente dispendiosa per chi raccoglie questa tipologia di beni dismessi, tanto che è attualmente più conveniente rivenderli così come sono (a bassissimo prezzo), per smaltirli o esportarli. La tecnologia di Re4Circular permette di cambiare questo sistema: è innovativa e improntata all’aumento dell’efficienza e della sostenibilità del settore, nonché a promuovere la valorizzazione economica dello scarto e il suo incanalamento verso impieghi sostenibili.
Il settore tessile nel mondo
Le ripercussioni positive della nostra soluzione non sono solo a livello locale. Attualmente il 70% dei rifiuti tessili prodotti in UE e in USA finisce nei Paesi in via di Sviluppo soprattutto in Africa. Qui vengono rivenduti a bassissimo prezzo, finendo per soppiantare l’economia tessile locale. La maggior parte dei capi che arrivano in quei Paesi sono capi della “fast Fashion”, di qualità scadente e parzialmente usurati e che finiscono per ingolfarne le discariche causando pesanti ripercussioni ambientali, sociali e sanitarie.
Clicca qui per scoprire di più il tema.
Il nostro modello fa sì che l’indumento post-consumo venga gestito localmente, senza spostare semplicemente il problema in un altro continente. Per far ciò, digitalizza la filiera, la accorcia e fa sì che ne venga garantita la trasparenza.
La nostra soluzione, inoltre, si pone perfettamente in accordo con ciò che viene auspicato a livello normativo: sia per quanto riguarda la raccolta differenziata obbligatoria dei tessili (che verrà implementata in tutti i Pesi europei entro il 2025 e in Italia è già stata messa in atto dal 2022), sia per quanto riguarda la compliance dei produttori verso il regime EPR (il cui decreto legge verrà probabilmente attuato dall’estate 2023).
La nostra soluzione rappresenta un’opportunità anche a livello Pubblico, poiché la gestione efficiente e circolare del tessile post-consumo fa sì che venga ridotta la quota che si trasforma in rifiuto da smaltire e contribuendo così a ridurre anche la spesa pubblica legata a tale servizio.