Il problema ambientale ed etico della moda
Il settore della moda è tra i più inquinanti al mondo. Questo perché l’attuale sistema di produzione e utilizzo degli abiti opera in modo completamente lineare: si usano grandi quantità di risorse (soprattutto non rinnovabili) per produrre i vestiti, questi vengono utilizzati per un brevissimo periodo di tempo e dopodiché finiscono in discarica o negli inceneritori.
A partire dagli anni 2000 si è affermato il fenomeno della cosiddetta “fast fashion”, caratterizzato da collezioni che durano pochi mesi, prezzi medio-bassi e un tipo di consumo usa-e-getta. I brand della fast fashion vendono vestiti pensati per essere gettati dopo essere stati indossati solo poche volte.
Più della metà della fast fashion prodotta si stima venga buttata entro un anno!
I prezzi della Fast Fashion sono in gran parte ridotti sfruttando il basso costo del lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Il basso prezzo dei capi incoraggia inconsciamente i consumatori a fare acquisti più frequentemente e, di conseguenza, i vestiti in eccesso e quelli fuori moda tendono a finire nelle discariche. Meno dell’1% dei materiali viene riciclato in nuovi capi d’abbigliamento. Un grande spreco.
Gli studi ci dicono che “allungare la vita di utilizzo di un capo d’abbigliamento anche solo di 9 mesi, riduce il suo impatto ambientale dal 20 al 30%”. Una soluzione per ridurre davvero l’impatto ambientale dell’industria della moda, quindi, è trasformare i capi inutilizzati in qualcosa di nuovamente indossabile e far sì che la vita del capo sia allungata di molto.